E’ uno strano mercato quello della comunicazione per gli studi professionali. Un mercato ancora incerto, claudicante, giovane ma sicuramente rispondente a un bisogno emergente e in via di espansione. Ma che per il momento vede schierati, dal lato dell’offerta, dei software anziché esseri umani. Un dato ancor più paradossale se si pensa che ciò che attualmente più atterrisce e indigna avvocati, medici, commercialisti ecc. è la prospettiva di essere progressivamente soppiantati dai robot che l’intelligenza artificiale provvederà ad affinare. Però, nel campo della comunicazione, invece che rivolgersi a loro volta a un professionista del settore, scelgono sistemi preconfezionati, meccanici e seriali.
Il giurista, l’ingegnere, il notaio possono certo decidere (anche se probabilmente, nella maggior parte dei casi, non è una buona idea) che la comunicazione verso l’esterno sia una fissa che riguarda solo le imprese tradizionalmente intese. Ma una volta che si orientano in senso opposto, logica vorrebbe che individuassero soggetti a cui far sviluppare quella comunicazione. Competerebbe a questi ultimi di individuare i software appropriati. Una società di comunicazione non è concorrente di una piattaforma!
I software offerti per la comunicazione costituiscono tendenzialmente una diramazione di quelli che servono per la gestione dello studio. I pionieri del campo, alcuni dei quali ancora in attività, hanno generato talora situazioni esilaranti: un software per la realizzazione di un sito per avvocati, al costo di 120 euro, un vero affarone, per illustrare le ultime commesse rinvia con un link a cinque indirizzi, dei quali due non si aprono, due portano da tutt’altra parte rispetto ai nomi degli studi e l’unico che effettivamente conduce al destinatario porta a un sito infarcito di “lorem ipsum”, cioè quei testi non-sense in latino che servono a riempire spazi grafici per prova prima di inserire i contenuti (ne avevo già parlato qui a proposito delle news). Naturalmente, altri software sono riusciti meglio. Rimane il fatto però che offrono funzionalità del tutto astratte distogliendo il cliente dal fatto che quel che a lui serve è una strategia di contenuti.
A dire il vero, è persino riduttivo pensare che la comunicazione di un professionista debba consistere esclusivamente nel sito web. E’ curioso come da un’allergia alla comunicazione in rete nasca l’opposto del suo feticismo. Certamente sono del tutto diverse le strategie comunicative del professionista di un piccolo centro e che non aspiri a estendere la sua area territoriale. Ma anche se ci limitiamo a pensare al sito, l’organizzazione della struttura e la sua forma sono già un vincolo alla comunicazione. Per questo bisogna prima avere in mente i contenuti e poi mettere mano alla loro organizzazione, avendo cura che l’esito finale sia la differenziazione dai competitor e l’affermazione di una riconoscibile identità professionale. Il software per questo non l’hanno ancora inventato. Se mai un giorno fosse in commercio forse non servirebbe più agli studi professionali, poiché se l’intelligenza artificiale mai raggiungesse quel punto pochi conserverebbero ragione d’esistere…
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