Le voci se la filarono di notte, quando tutti dormivano. Come si fossero messe d’accordo rimane un mistero. Certo è che gli abitanti della Città Alta si svegliarono con un’iniziale fastidiosa sensazione di raucedine, presto mutatasi (nel senso che si trasformò nella terrorizzante scoperta di essere diventati muti). Corsero ognuno nella sua cucina, a ruotare con la mano tremolante il rubinetto per far scorrerne l’acqua e trangugiarne un bicchierone. Magari si era fermata in gola una mollica, una formica, una molletta, una formella (chi si ricordava, così scosso dal panico, cosa aveva mangiato la sera prima?). Niente da fare, dalla gola usciva appena un rantolo, e le labbra si sbattevano inutilmente come quelle dei pesci nell’acquario. Le voci, nello stesso momento, se la spassavano nella Città Bassa. Che bella esperienza andarsene in giro finalmente senza guinzaglio! Ognuna si andava a cercare qualche passante da abbordare, cercando il tono più giusto per sedurlo. Alcune ricorrevano al falsetto, altre a un burbero toscanaccio, altre arrotavano la erre come la nobiltà parigina, altre superavano la timidezza con qualche colpo di tosse prima di partire con quello che, gli avevano insegnato i loro padroni, era il “tono professionale”. Fu un’esperienza molto eccitante. Quasi tutti tendevano l’orecchio alle voci, incoraggiandole: “Dai convincimi” oppure “Seducimi” o anche “Fammi sognare” e le voci si godevano quella popolarità, svolazzavano intorno ai Cittadini Bassi e, pescando dal repertorio che avevano appreso frequentando il cervello dei padroni, riuscivano a tirar fuori anche qualche slogan spassoso o una storiella divertente, e un sacco di promesse. Tanto, pensavano, mica spetterà a noi mantenerle… siamo soltanto delle voci! Gli abitanti della Città Alta, nel frattempo, si erano recati in massa alla residenza del Maestro, un saggio che viveva appartato sul picco più alto del paese e che era noto per non dire mai una parola di troppo, e quindi spesso per non dirne affatto. “Proprio a quello andiamo a sottoporre il problema che dobbiamo stare zitti e che le voci vanno in giro a raccontare chissà quali frottole?” era l’atteggiamento scettico di qualcuno. In effetti il Maestro non dette gran soddisfazione. Un Cittadino Alto gli consegnò a nome di tutti un biglietto che riassumeva in poche righe la questione che li affliggeva. Il Maestro lesse, alzò il capo e sorrise come chi ha ricevuto una buona notizia, quindi silenziosamente li congedò. “Secondo me se l’è squagliata pure la voce del Maestro” malignò uno. Alla sera tardi, quando stavano per andare a coricarsi rassegnati, i Cittadini Alti ebbero la sorpresa di trovare, ciascuno, ai bordi del letto la propria voce. A chi provava ad attaccarle con un rimprovero, cominciando la ramanzina che non si va a zonzo senza avvertire (e poi con quel po’ di malintenzionati che c’è in circolazione!), le voci ribattevano aggressive: “Cosa vuoi tu, che te ne sei stato in panciolle tutta la giornata? Siamo andate noi a procacciarti il pane, cosa credi?”. E in effetti il giorno dopo la tavola era più imbandita del previsto e gli abitanti della Città Alta si convinsero che l’idea non era poi così male. In fondo le voci erano cresciute ed era comprensibile che reclamassero la propria indipendenza. Così al mattino, come si accompagnano verso la scuola i bambini con la cartella, gli Alti Cittadini accompagnavano le voci fino al fondo del paese, con le ultime raccomandazioni su quanto poteva essere utile ed opportuno dire e quale tono fosse il caso di usare. E quando le voci volavano in direzione della Città Bassa sarebbe piaciuto a tutti urlare dietro qualcosa che era venuto in mente solo alla fine ma ovviamente non era possibile poichè le voci stavano sparendo alla vista e loro erano rimasti muti. La Città Alta passò anni prosperi. Ma dopo qualche tempo gli abitanti della Città Bassa cominciarono a manifestare malumore e a sentirsi presi in giro. Scoprivano che molte voci raccontavano le stesse banalità, che molti toni erano ipocriti, che molte delle promesse non si realizzavano e, naturalmente, che trattandosi di voci, quelle non stavano mai zitte ad ascoltare, per quanto si potesse cercare di interromperle. Gli abitanti della Città Bassa si resero conto che, a furia di farsi stordire da quel chiacchiericcio, anche loro erano quasi diventati muti. Cominciarono così a riunirsi più frequentemente, dicendo peste e corna delle voci che avevano rivelato un maggior grado di cialtroneria, e infine presero a scacciarle gridando: “Vattene, ci hai stufato. Vieni col tuo padrone la prossima volta, oppure stattene a casa se non vuoi buscarti un mucchio di randellate! Ce l’hai un padrone, no? Non sappiamo neppure che tipo è, e certo non è un coraggioso se si limita a mandare in giro la sua voce”. Le voci scapparono impaurite, riferirono tutto ai padroni e corsero a rifugiarsi nel corpo di quelli. Il giorno dopo si riunì l’assemblea dei Cittadini Alti per decidere il da farsi. “Dobbiamo prendere il coraggio di andare sotto e affrontare quelli della Città Bassa. Se le voci hanno commesso degli errori sistemeremo tutto. Mostriamo intanto che siamo gente per bene! Facciamo vedere che abbiamo delle cose in comune con i Cittadini Bassi” suggerì uno tra i più svegli “Se ci serviamo delle nostre voci ma non le lasciamo libere di divertirsi a fare i propri comodi possiamo riprenderci la nostra reputazione. Promettiamo quello che veramente siamo in grado di dare”. Fu la tesi che prevalse ma, siccome molti restavano timorosi, si deliberò di passare prima dal Maestro per ottenerne il parere conclusivo. Il Maestro li ricevette. Ancora una volta parve divertito mentre i Cittadini Alti esponevano concitati tutti insieme quanto li assillava. Quando finalmente il fracasso cessò lasciò passare qualche secondo e poi disse: ” E’ facile parlare. Il difficile è imparare a tacere. Come avrei potuto ascoltarvi se non l’avessi appreso? La mia voce non mi ha mai abbandonato perchè non l’ho mai trascurata e l’ho lasciata al caldo, avvolta nella mia anima. Partite ora per il vostro viaggio ma non dimenticate di indossare la vostra anima, e abbiate cura di scegliere quella della misura giusta”. I Cittadini Alti, pensierosi e rinfrancati, si incamminarono giù per la discesa, dove gli abitanti della Città Bassa li attendevano con curiosità.