La cruna del lago

Il lido apriva poco dopo l’alba, eppure c’era già la coda. Erano in tanti a contendersi la prima fila davanti alla riva del Grande Lago. I bagnini accompagnavano le signore Aziende ai posti assegnati e piantavano quell’oggetto che somigliava, sputato, a un ombrellone. Ma si trattava di una spiaggia speciale, e l’ombrellone (che per quelli della prima fila si chiamava brand) anzichè disegnare l’ombra sulla sabbia proiettava un’immagine edulcorata delle bagnanti sopra la superficie dell’acqua. Ovviamente l’immagine era tanto più bella quanto più avanzata era la posizione, altrimenti non si sarebbe spiegata l’enorme differenza di prezzo, già tra la prima e la seconda fila. La seconda ondata di bagnanti, di cui si fantasticava che provenissero da un pianeta diverso dove esistevano persone in carne e ossa che venivano definite “Consumatori”, arrivava con un certo comodo, non prima delle nove e mezza. Il loro scopo era di ottenere qualcosa da una delle signore Aziende ma non sapevano bene come orientarsi. Il problema veniva accentuato dal fatto che quando si avvicinavano a una di queste benedette Aziende quelle si coprivano vergognose con l’asciugamano e con una vocettina suadente dicevano: “Non qui, non qui! Dove vieni, sciocco? Non vedi che sono in acqua a fare il bagno e a specchiarmi sulla superficie? Vai a vedere la mia immagine. Bella vero?” (tra l’altro le signore Aziende per natura sono vanitosissime). I Consumatori si tuffavano e quello sfavillio di immagini in acqua per un po’ li divertiva, sembrava una specie di Carnevale. Poi prendeva a tirare vento, risalivano intirizziti e cominciavano a confabulare: “Certo è strano che a fare il bagno queste mandano solo le loro immagini e non si muovono mai dalle sdraio?” commentavano. “E poi avete notato che non si vede un pesce, neppure a pagarlo oro? Queste immagini devono essere terribilmente inquinanti”. Alla fine si diressero decisi verso le Aziende e fecero la voce grossa. “Insomma, ci dite chi siete veramente? Ce l’avrete pure un’identità, no?”. Ogni azienda si sentì punta sul vivo. “Sicuro che ce l’ho un’identità” reagì una stizzita, avvicinandosi al lago “Io sono un pesce e sono in grado di rappresentare tutte le trote” e appena finì di parlare, in effetti, le brulicarono vicino pinne e squame. “E io no allora? ” la seguì un’altra” Io ho sempre amato far giocare i bambini sulla spiaggia” e in un attimo fu circondata di marmocchi, che nel giro di un minuto si accalcarono dietro di lei: chi con paletta e secchiello chi con la tavola da surf, e la signora mostrò di sapere amorevolmente districarsi fra tutti. “Io verso acqua pulita nel lago” esordì quella dopo e cominciò a innaffiare il lago con un idrante che rese l’acqua cristallina “E’ sempre stato il mio sogno, e il mio modo di rendermi utile agli altri”. Un’altra si caricò in spalle una canoa e si incamminò per andare al largo: “Io ci sono nata per navigare e vorrei dimostrare che la canoa è un simbolo di collaborazione, perchè per viaggiare spediti è necessario che nessuno faccia il furbo, e tutti remino nella direzione giusta e con la stessa forza”, e apparve così persuasiva che un gruppetto di bagnanti-consumatori si infilò velocemente sulla barca e in men che non si dica scomparvero tutti al di là dell’orizzonte. Un altro crocicchio si era formato intorno a una signora che mentre tirava l’amo svelava le sue ricette segrete per cucinare quanto avrebbe pescato, e affascinava l’uditorio con i racconti dei suoi viaggi in Finlandia, che per la pesca è una meta eccellente ma, sosteneva lei, arrivati fin lì valeva la pena di allungarsi a vedere le renne in Lapponia. Si diffuse tanto quell’eccitazione che si attardarono tutti, Aziende e Consumatori, a chiacchierare attorno a un falò durante la notte. Da lontano chi vide gli sbuffi di fumo commentò: “Devono avere costruito un nuovo villaggio da quelle parti”.

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